
Il 20 e il 21 settembre 2020 si voterà per il referendum popolare confermativo della legge Costituzionale concernenti le modifiche agli art. 56, 57 e 59 in materia di riduzione del numero dei parlamentari. I seggi sono aperti domenica 20 settembre dalle 7 alle 23 e lunedì 21 dalle ore 7 alle ore 15. Chi vota SI, esprime la volontà di approvare la legge di modifica della Costituzione. Chi vota NO, esprime la volontà di respingere la legge di modifica della Costituzione. A questa tornata, oltre al documento e alla tessera elettorale, per votare, bisogna rigorosamente indossare la mascherina ed attenersi a tutte le misure di sicurezza previste per contrastare l’emergenza Covid19. Essendo un referendum costituzionale sulla riduzione del numero dei parlamentari, non è previsto quorum. Aldilà dell’affluenza, non c’è bisogno di raggiungere una certa soglia. Basta un voto in più per decretare il passaggio della riforma. Se vince il SI la riforma del taglio dei parlamentari entra in vigore. Viceversa, se vince il no, viene bocciata. Cosa succede se passa il SI? Il SI permette la oramai tanto chiacchierata riduzione del numero dei parlamentari. Il numero dei parlamentari passa da 630 a 400, quello dei senatori eletti da 315 a 200, con un massimo di 5 senatori a vita. Numericamente, vengono tagliati 315 parlamentari tra deputati e senatori. E’ stimato che con il taglio dei parlamentari si arrivi a un risparmio che si avvicina ai 60 milioni alla Camera e a quasi 30 milioni al Senato. Politicamente, si sono schierati a sostegno della riforma, ovviamente, in prima linea, il movimento 5 stelle e il suo principale promotore, Luigi di Maio. A ruota, sono salita sul carro anche Lega, Alternativa popolare e Fratelli d’Italia. Gli altri partiti come Forza Italia, Italia Viva e partito democratico non si sono particolarmente esposti, evidenziando diversità di vedute eterogenee nei loro militanti. I fautori del SI sostengono che la rappresentatività non venga intaccata in nessun caso, l’Italia avrebbe un parlamentare ogni 100.000 elettori se passasse la riforma, in rapporto a 400 deputati e 200 senatori. Altro punto cruciale, il Parlamento con meno parlamentari diventerebbe più snello ed efficiente. Altro rovescio della medaglia sono i sostenitori del NO. I seguaci dell’anti referendum sostengono che complessivamente con il taglio dei parlamentari non si ha un risparmio di spesa pubblica così rilevante, il risparmio non sarebbe di 100 milioni l’anno ma al’incirca 82 ripartiti tra camera e senato della repubblica. Altro cavallo di battaglia del fronte del NO, riguarda il lavoro delle commissioni. Secondo costui, si complicherà il lavoro di queste, ridisegnando la norma sui regolamenti parlamentari e soprattutto, una revisione radicale di una parte della Costituzione. Cosa succederà, lo scopriremo solo vivendo. Ora, parola agli elettori.
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