
Dopo aver approvato, in pompa magna, il PNRR, Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, ci si chiede se siamo davvero pronti a ricevere questi fondi, o almeno una prima tranche prevista, in teoria, nei mesi successivi. La strategia italiana per partecipare aL Next Generation EU ha intrapreso il suo percorso spedito verso Bruxelles. Ricordiamo che il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ammonta ad una cifra che si aggira attorno ai 248 miliardi di euro. Un piano articolato in sei missioni e ripartito così:
- Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura: 40,73 miliardi
- Rivoluzione verde e transizione ecologica: 59,33 miliardi
- Infrastrutture per una mobilità sostenibile: 25,13 miliardi
- Istruzione e ricerca: 30,88 miliardi
- Inclusione e sociale: 19,81 miliardi
- Salute: 15,63 miliardi
Le risorse rappresentano la sola quota che rappresenta il PNRR. Quota cui vanno aggiunte le risorse provenienti dal Fondo complementare al Recovery e da React-EU, lo strumento previsto nell’ambito di Next generation EU. Quindi un autentica rivoluzione e rinnovazione capace di ribaltare in meglio le sorti di uno Stato e di far lievitare la sua economia. Nel complesso, questo piano scommette e investe soprattutto nella digitalizzazione e nell’ambiente. Si spera che questi investimenti fanno fare il salto di qualità al nostro paese e renderlo competitivo in Europa e in tutto il mondo.
Ora bisogna attendere il passo successivo, quello definitivo e fondamentale. Dobbiamo sperare e auspicarci che la procedura di ratifica politica del Recovery da parte dei paesi dell’UE non diventi un ostacolo. In Europa, velatamente e nel contempo a gran voce, ci stanno facendo capire che l’Italia, per attingere da questi fondi, deve necessariamente attuare le riforme strutturali che servono in tempi celeri. Questo è un vero e proprio esame di laurea per il governo Draghi, il presidente è il main sponsor e il vero garante della realizzabilità del progetto. E’ ora che l’Italia faccia la sua parte, non possiamo perdere questa occasione!
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