Patto di stabilita’: rinvio al 2022………

Commissione europea

Il Patto di stabilità è un accordo tra i Paesi membri dell’unione europea. Questo accordo richiede rigorosamente il rispetto di due regole fondamentali: il deficit pubblico non deve superare la soglia del 3% del PIL e il debito pubblico non deve superare il 60% del prodotto interno lordo. Le regole sul patto di stabilità, come più volte sostenuto dalla Commissione europea, “mirano a evitare che le politiche di bilancio vadano in direzioni potenzialmente problematiche” e a correggere disavanzi di bilancio o livello di debito pubblico eccessivi”. Nelle ipotesi in cui le regole del patto medesimo non vengono rispettate, c’è il rischio di una sanzione che viene irrogata dalla Commissione stessa.

L’organo europeo può far partire un primo avvertimento “preventivo” verso il paese europeo che non ha rispetto i parametri e il cui deficit ha sfiorato la soglia del 3%. Una volta sforato o rischiato di superare la soglia nelle peggiori delle ipotesi, l’avviso si tramuta in una raccomandazione che mira a far abbassare il rapporto deficit/Pil. Se lo Stato non riesce ad ottemperare alle raccomandazioni europee e se le misure nazionali non vengono ritenute esaustive o soddisfacenti, la procedura viene sospesa nella speranza o in attesa di un rientro sotto il tetto minimo del patto. In caso contrario, lo Stato rischia una sanzione. Ci sono  notizie interessanti di questi giorni sul fronte Bruxelles per quanto concerne il patto di stabilità.

La Commissione europea è orientata a rinviare il rispetto del patto di stabilità per il 2022: l’organo europeo ha presentato le prime linee guida da seguire nella formulazione dei prossimi bilanci nazionali. Bruxelles ha presentato una comunicazione che fornisce agli stati membri ampia discrezionalità e spazio di manovra sulla conduzione della politica fiscale nazionale. A detta di ciò, La Commissione europea ha sospeso il patto di stabilità anche per l’anno 2022. Cosa vuol dire questo? Vuol dire che i paesi europei potranno sforare la soglia di sbarramento del 3% per quanto riguarda il deficit dei conti pubblici, senza il rischio di incorrere in sanzioni.

L’organo europeo ha deciso di attivare la c.d “clausola di salvaguardia” del patto stesso, dando adito agli Stati di distribuire risorse senza il rischio, come detto in precedenza, di raccomandazioni correttive o sanzioni in caso di sforamento del rapporto deficit/Pil o di un debito pubblico oltre il 60 % che tende a crescere. La clausola di salvaguardia generale (che da un anno ha sospeso il Patto di Stabilità e crescita) rimarrebbe attiva nel 2022 e verrà disattivata nel 2023”. Dopo accesi dibattiti in Commissione, la spunta Paolo Gentiloni, Commissario europeo all’economia, e vince la sua linea sostenuta anche dalla Francia. Nella sua conferenza, il vicepresidente della Commissione Valdis Dombrovskis, non ha escluso la modifica in melius delle regole del patto stesso, vista anche la situazione pandemica e della crisi economica che affligge gli stati del vecchio continente.

Il patto di stabilità

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Pubblicato da Gianluca Castaldo

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