
Dopo la fiducia risicata al Senato e l’appello ai c.d responsabili, andato parzialmente a buon fine, Giuseppe Conte si appresta a prendere decisioni forti. Lo scoglio, apparentemente insormontabile, è quello di giovedì a Palazzo Madama sulla relazione sullo stato della giustizia del ministro Bonafede. Il rischio che non ci siano i numeri è concreto, anzi certo. Questo significherebbe morte e fine del governo Conte. Italia Viva probabilmente voterà contro giovedì, il premier Conte non si fida più della compagine di Renzi, dopo lo sgambetto causato dai ministri del partito ai danni dell’attuale esecutivo. Aggiungiamoci l’ostilità da parte dei centristi capitanati da Bruno Tabacci. Per evitare questo si stanno valutando varie opzioni, una di queste, la più plausibile nelle ultime ore, è quella delle dimissioni del Premier Conte e la contestuale creazione di un “Conte ter”.
Quindi dimissioni del premier nelle mani del Presidente della Repubblica Mattarella e poi contestuale appello al Parlamento per provare ad ottenere un incarico per un nuovo “Conte ter”. Oggi, il premier attuale, potrebbe dimettersi e avviare il paese verso una crisi pilotata. Se succedesse questo verso quale scenario si andrebbe? Lo scopo principale è quello di ottenere la fiducia verso un terzo esecutivo. La maggioranza, di conseguenza, verrà allargata ai centristi e ai forzisti che hanno votato la fiducia al governo Conte: non solo, è previsto anche la presenza di Matteo Renzi, il pomo della discordia. Lo scenario è quello di un governo di unità nazionale. Da scartare l’altra eventuale ipotesi di elezioni anticipate. Tutto segue questa direzione.
Non c’è più tempo da perdere. Ci sono decisioni importanti da prendere per il paese. Basti pensare al recovery plan e ai 220 miliardi da gestire. Il probabile “Conte ter” si prefigura come unica possibilità di far proseguire una legislatura futura e contestualmente permettere l’elezione del nuovo presidente della Repubblica. Le chiacchiere stanno a zero, bisogna trovare subito una quadra. L’Italia non può permettersi una fase di stallo, bisogna correre verso una decisione definitiva. In questo momento storico sollevare la crisi è da irresponsabili, purtroppo è successo l’inevitabile. Ora non resta che leccare le ferite allo stivale rattoppato.
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