
NAPOLI – La vigoria sproporzionata della pandemia, in tutta la sua pericolosità e linfa distruttiva, come sappiamo, ha messo in ginocchio le intere economie di tutto il mondo. Le chiusure e le restrizioni hanno dato il colpo di grazia a tutto l’indotto produttivo e all’economia reale di ogni singolo Stato. A farne le spese non sono solo i governi, non sono solo le regioni, ma anche i Comuni. A proposito dei Comuni, notizia di questi giorni è quella che riguarda il Comune di Napoli. Il capoluogo campano è nettamente indebitato, naviga sull’orlo del fallimento. Certo, non è una novità. Negli anni abbiamo sentito spesso parlarne, ma negli ultimi tempi questa notizia è sulla bocca di tutta la stampa.
De Magistris, il sindaco di Napoli, più volte negli ultimi mesi ha rilasciato interviste, in particolare al direttore Gianni Ambrosino di Canale 21, lanciando un allarme sui conti in rosso del Comune. Più volte ha denunciato questa situazione critica e sollecitato le istituzioni nazionali ad intervenire. Ora si stanno facendo i conti della serva. E’ pronto un piano di dismissione, di vendita dei beni comunali. Nella vendita rientrerebbe l’ippodromo di Agnano, il circolo del tennis, palazzo del consiglio Comunale, villa Cava a Marechiaro. Non solo, nell’elenco delle dismissioni figurerebbero anche caserme e commissariati. E’ quasi impossibile ripianare un disavanzo di 2,7 miliardi di euro. Tutte le vendite messe insieme, non sarebbero sufficienti a ripianare il debito. Sono passati tanti anni, tanti tentativi andati a vuoto per concretizzare le vendite, mai andate a buon fine. Si prevedono giorni bui per l’amministrazione comunale partenopea. Si salvi chi può.
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