
Dopo mesi di trattative estenuanti, colpi di scena, dietrofront, discussioni, si è chiusa finalmente la partita sul chiacchieratissimo recovery fund. Dopo quattro giorni infiniti e quattro notti insonne, finalmente si è messa la parola fine alla questione. Può dunque vedere la luce il piano straordinario da 750 miliardi per salvare i paesi più colpiti dalla pandemia, evitando il crollo finanziario. Soldi che saranno reperiti da Bruxelles tramite gli Eurobond. L’import finale del Recovery è dunque di 390 miliardi di sovvenzioni da non rimborsare e 360 miliardi di prestiti. Quanto spetta al nostro paese? Facciamo una premessa, l’Italia limita i danni e perde 3,8 miliardi di aiuti diretti, con l’asticella a 81,4. L’altro rovescio della medaglia, guadagna invece 38 miliardi di prestiti, nella nuova versione pari a 127 miliardi. Quindi, in totale, dei 750 miliardi 209 andrebbero al nostro Paese, confermato primo beneficiario del Fondo davanti alla Spagna. Al nostro paese spetta la quota maggiore. I soldi degli eurobond, invece, arriveranno nel terzo trimestre del 2021. Quale procedura sarà seguita? Nel prossimo autunno, qualsiasi Stato aderente al fondo, dovrà proporre il suo piano nazionale di riforme, condizione imprescindibile del recovery fund. Qual è il ruolo della commissione europea in tutto questo? La Commissione deciderà entro due mesi se promuoverlo in base al tasso di rispetto di politiche verdi, digitali e delle raccomandazioni Ue 2019-2020. Il nostro paese dovrà adottare un piano straordinario di riforme eccezionali, dal lavoro alla giustizia, dalle pensioni alla sanità, dall’istruzione alla giustizia: riguarderà la stragrande maggioranza dei settori chiave del paese. In questi giorni di fuochi, al consiglio, l’Italia si è dovuta battere con i c.d paese frugali, per citarne alcuni Olanda, Danimarca, Finlandia, Austria. Ma il premier olandese, Rutte, è stato un tallone d’Achille per tutti. E’ stato il più scontroso è ostinato di tutti, soprattutto nei riguardi dei paesi del sud Europa, tra cui l’Italia. Sempre in merito alla procedura, su istanza del premier olandese, il giudizio di Bruxelles sarà però votato anche dai ministri a maggioranza qualificata: un gruppo di Paesi che rappresenta il 35% della popolazione potrebbe bloccarlo. Ed è qui che entra in gioco il c.d “Super freno di emergenza”. Un ulteriore uscita di liquidità dovrà essere condizionata alla verifica degli obiettivi del piano di riforme nazionali. In sintesi, le decisioni dovranno passare sotto il vaglio dei ministri delle finanze della zona euro tramite “consenso”. Come prenderanno la decisione sul recovery le nostre opposizioni nostrane? Non mancheranno le solite sterili polemiche. Magari, qualcuno ancora convinto che l’Italia abbia firmato il MES. Rimbocchiamoci le maniche, ci aspetterà un autunno straordinario.
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